lunedì, ottobre 31, 2005

Centro Euro-Mediterraneo di Antropologia Interdisciplinare

CEMDAI

Il Centro Euro-Mediterraneo di Antropologia Interdisciplinare, che promuove il Corso di formazione della professione di antropologo, costituisce la prosecuzione del Centro di Studi e Ricerche di Antropologia con orientamento interdisciplinare, nato nel 2001, nel prestigioso Istituto di Formazione e Ricerca sui problemi sociali dello sviluppo (ISVI). Questo Istituto, riconosciuto, con legge della Regione Siciliana del 1979 n.234,come Ente di ricerca,svolgeva la sua attività mediante i programmi dei Centri da cui era costituito, uno dei quali è stato il suddetto Centro di Studi e Ricerche di Antropologia con orientamento interdisciplinare. La sua costituzione fu stimolata da sollecitazioni di studiosi, appartenenti a Paesi diversi, i quali vedevano nella Sicilia, quale porta sud dell’Europa, il luogo geografico per creare un Centro di studi, quasi un “Osservatorio sull’Uomo”
Le proposte venivano non soltanto da studiosi del “Sapere antropologico”ma anche da studiosi di altre Discipline i quali offrivano il loro supporto.
Il Centro poteva disporre di attività pregresse nell’ISVI sin dal 1989, quali ricerche antropologiche,un Archivio di etnofonti patrocinato e sostenuto dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali,un Laboratorio per favorire la fruizione di questo tipo di dati, le etnofonti, corsi di formazione nell’ambito del patrimonio culturale. Attività dirette dalla prof.di Antropologia dell’Università degli Studi di Catania, Maria Elisa Brischetto, poi presidente del Centro che dal 2001, vale a dire appena costituito, si avvale di un Comitato scientifico formato da cinque antropologi fra i più prestigiosi nomi italiani e di adesioni nazionali e internazionali. Adesso bisognava misurarsi con una finalità di base, quella cioè dell’Incontro e del confronto fra Studiosi ed Esperti su questioni urgenti che investono in modo crescente l'Essere Umano nelle società, nell’Ambiente tutto. Mettere in atto un osservazione mirata in termini non soltanto esistenziali-fenomenologici ma anche in termini di “Essere Umano” come”Essere finito”.

Affichè questa finalità di base del Centro potesse permearne l’attività era necessario che nell’uso delle diverse metodologie si desse maggior spazio alla interdisciplinarietà mediante la quale si può valorizzare dalla semplice comunicazione di idee, alla mutua integrazione di concetti, all’organizzazione delle ricerche, dei metodi, dei dati, alla formazione.Tutto ciò sempre nella prospettiva concettuale e metodologica delle rispettive discipline che rappresentano il patrimonio interpretativo e conoscitivo essenziale che nel Centro deve trovare allocate le diverse sensibilità e provenienze geo-socio-culturali nell’articolazione delle sue varie forme.
Nel senso più largo si confronteranno persone con diversi tratti materiali, spirituali, intellettuali .
L’attività del Centro deve essere coordinata con le Autorità di competenza.
Gli interlocutori fondamentali sono gli Istituti scientifici, prime le Università e gli Organismi internazionali, oltrechè gli Enti che nelle società determinano sviluppo.
Dopo tre anni,di intesa con la Direzione dell’ISVI, il Centro assume autonomia giuridica mediante Atto notarile del 22 dicembre 2004 con la nuova denominazione di Centro Euro-Mediterraneo di Antropologia Interdisciplinare, mantenendo le finalità e il carattere scientifico.
Il Corso di formazione per la professione di antropologo ha richiesto due anni di studio .

LA PROFESSIONE DI ANTROPOLOGO




Si tratta di una professione esistente da tempo in molti Paesi, praticata prima ancora che l’Antropologia entrasse a fare parte degli insegnamenti nelle Università e a seconda delle funzioni da svolgere ha subito caratterizzazioni diverse nel tempo e nello spazio. Tuttavia non sono pochi quelli i quali credono l’antropologia sia un Sapere che si “esercita”soltanto nella carriera universitaria.
Un sapere considerato interessante perchè studiando l’uomo nel suo contesto ambientale e nella sua diversità socio-culturale permette di acquisire straordinarie conoscenze sull”Altro”e su”se stessi”.
Invece, sin dalla fondazione ufficiale di questo sapere, nel 1870, fra i professori universitari molti di essi hanno messo e mettono a disposizione la loro preparazione e i risultati delle ricerche per fini diversi. D’altronde la ricerca scientifica è il sostegno vitale di non poche professioni e quella di antropologo ne è particolarmente dipendente non soltanto per il graduale maturare dell’antropologia ma anche perché si è ampliata la sfera delle sue competenze la quale sempre più si va estendendo ai problemi connessi con la globalizzazione. Problemi nuovi derivanti dall’interrelarsi delle realtà proprie ai molti sistemi investiti dai processi di globalizzazione che rendono gli interventi diretti dell’antropologia e la sua azione molto impegnativi.
Un grosso impegno deriva dall’interazione che si sta determinando tra”culture locali e globalizzazione”, per non parlare dei dislivelli di cultura e dalle subculture.
In Italia, in una certa misura e modalità, si sono fatti carico di alcune funzioni proprie a questa professione, docenti universitari affiancandola al lavoro di didattica e di ricerca scientifica ,mentre, nonostante le molteplici e crescenti esigenze,la professione di antropologo costituisce ancora“un occasione mancata”. Il Paese si comporta come se la multiculturalità, l’interculturalità siano fenomeni nuovi e dirompenti intervenuti, all’improvviso, nei sistemi internazionali, nazionali, locali; si è risolto tutto con qualche corso presunto di “mediazione culturale”.
La professione di antropologo è legata alla necessità di possedere chiavi di lettura sistematiche delle diverse realtà prodotte dalle società umane i cui caratteri sono espressi da gruppi, da etnie, da singoli. Se la formazione, costruita sul”Sapere antropologico”nelle sue molteplici articolazioni, costituisce una essenziale base per la solidità di questa delicata professione, essa non è sufficiente, il training formativo deve essere coperto anche da altri “Saperi”.
L’elenco degli spazi umani in cui questa professione può essere chiamata ad operare ha reso evidente il problema della formazione.Gli antropologi sono oggi in ogni settore del vivere umano.
Laddove questo sbocco professionale è agli inizi, i campi in cui le competenze sono già da tempo affermate sono quelli della dimensione inter-culturale nella Sanità, Istruzione, Giustizia, Economia, Ambiente, Patrimoni della cultura materiale e immateriale e certamente i campi degli Organismi ambiti dell’antropologia applicata e dell’antropologia dello sviluppo.
Il Centro Euro-Mediterraneo di Antropologia Interdisciplinare, nel proporre il Corso, mette in atto le potenzialità date dal suo orientamento e composizione interdisciplinare che danno luogo ad una didattica specifica in cui le competenze antropologiche si integrano con altre competenze con le quali, l’antropologo, nell’esercizio della sua professione, si troverà ad interagire. I responsabili del corso guardano con attenzione e fiducia alla preparazione riguardante la costituzione dell'Albo professionale degli antropologi. Si tratta di un profilo professionale nel quale le capacità di lettura devono incessantemente autoampliarsi nel continuo rimodellarsi di una forma mentis che si deve aprire continuamente al presente e al futuro.

Info per iscrizioni a brischet@simail.it frlarocca@libero.it

domenica, ottobre 30, 2005

Obiettivi formativi del Corso


Obiettivo del Corso è dare una solida ed articolata preparazione per la pratica della professione di antropologo in questo nuovo scenario mondiale.
Una professione che deve rispondere alla crescente richiesta, determinata dai processi innescati dalla multiculturalità, proveniente da organismi ed ambiti diversi. Questa figura professionale, in Italia, risente di notevoli ritardi rispetto alla sua costituzione in altri Paesi. Questo significa anche che essa non è passata attraverso le fasi a cui è soggetta ogni professione e pertanto deve definirsi, improvvisamente, in un periodo storico particolarmente complesso in cui i” contatti socio-culturali” stanno assumendo un ruolo determinante in molti organismi, istituzioni, enti, internazionali, nazionali, locali, intervenendo sul piano politico – economico mondiale.
Inoltre alla storia di questa professione in Italia è mancata la presa di coscienza della funzione che essa poteva avere negli stessi Paesi industrializzati occidentali dove il tessuto culturale si presenta alquanto diversificato. Pur essendo questo genere di ricerca scientifica avviata da tempo nelle università italiane rimaneva slegata da qualsiasi applicazione.
Gli obiettivi formativi del Corso devono permettere di operare nelle suddette realtà, oggi investite in buona parte da processi di mondializzazione. La specificità dei contenuti sta nel dovere coprire un genere di percorso formativo i cui poli sembrano contrapporsi : se da un lato ha una rilevanza di base la formazione dell’antropologo nella sua individualità,dall’altro egli deve essere pronto a muoversi in scenari che uniscono in un’unica visione l’economia, la geopolitica, la religione, la parcellizzazione, la globalizzazione e quant’altro si va disegnando nella scenario mondiale
Un esempio del primo polo è dato dalla necessità di sviluppare ed esercitare l’interesse del corsista alla conoscenza di modi vita di altri popoli, un esercizio che contribuisce a dare flessibilità alla sua struttura mentale, pervenendo prima di tutto alla consapevolezza dei propri modi di vita, del proprio sé culturale, per poi confrontarsi con la propria identità; processi necessari per comprendere ed attualizzare poi la riflessione sulla natura delle” realtà interculturali” in cui svolgere il lavoro. Il secondo polo, richiede di conseguire anche una formazione che permetta di interagire con le componenti che disegnano le realtà e le loro evoluzioni, un genere di formazione affidata alla interdisciplinarietà fondante del Centro. Obiettivo di riferimento è mirare ad una antropologia applicata, dello sviluppo, del confronto con l’alterità.
Questo genere di obiettivi riguardano fondamenti della professione in cui la “lettura”della realtà osservata diventa”costruzione di senso”.
Il Corso quindi intende dare quelle conoscenze teoriche, applicate, tecniche, essenziali e diversificate che permettano all’antropologo di operare con competenza nei paesi in cui egli deve inserirsi .

REGOLAMENTO DIDATTICO

Art. 1 Attivazione del Corso
Il Corso bandito nel 2005 si svolgerà nel 2006 presso la sede del CEMDAI e in sedi universitarie, avrà la durata di sei mesi con inizio il 23 febbraio 2006 e si concluderà entro il 16 luglio.

Art. 2
L’acquisizione dei crediti formativi dipende dal superamento delle verifiche di apprendimento,da rispetto dell’obbligo della frequenza e da quanto altro stabilito dal Regolamento del Corso.


Art. 3 Didattica

Il percorso didattico del corso si svolge in 16 Moduli :

Modulo 1 Presentazione del Corso
Modulo 2 Percorsi teorici dell’antropologia
Modulo 3 L’Uomo : Essere bio-culturale
Modulo 4 Homo Geographicus -Uomo – Natura - Ambiente
Modulo 5 Antropologia dell'educazione: Sistemi educativi
Modulo 6 Linguistica, Simbolismo e Comunicazione
Modulo 7 Fondamenti storici delle culture
Elementi di Etnostoria
Modulo 8 Elementi di psicologia transculturale
Modulo 9 Etnografia, Etnologia e Culture locali
Modulo 10 Dimensione visuale in antropologia
Modulo 11 Sistemi politici e globalizzazione
Modulo 12 Sistemi economici e globalizzazione
Modulo 13 Emigrazione ed immigrazione
Modulo 14 Diritto,Religioni,Usi,Costumi
Modulo 15 L’antropologo nelle Organizzazioni Internazionali
Modulo 16 Metodologie nell’attività professionale dell’antropologo

I Moduli vengono svolti con didattica di aula, data dall’alternarsi di lezioni frontali e di forme seminariali, con attività di ricerca applicata, di laboratorio e con lavoro di gruppo e individuale

Le lezioni avranno svolgimento il venerdì ed il sabato per 12 0re complessive.
La metodologia didattica prevede 300 ore che comprendono le lezioni frontali,l’attività seminariale, lo studio individuale, lo stage come attività integrativa,ed un elaborato finale.


Art. 4 Elaborato finale
Ciascun allievo dovrà presentare alla fine del Corso un elaborato su una tematica trattata durante il Corso da discutere pubblicamente

Art.5 Struttura organizzativa
L’organizzazione del Corso è affidata ad un Comitato coordinatore, ad un Comitato scientifico,entrambi formati da docenti universitari e da esperti, e ad una Segreteria scientifica

Le lezioni vengono tenute da Docenti di Università italiane e straniere e da esperti nelle diverse materie

Art.6 Requisiti di ammissione
Possono presentare domanda di ammissione coloro che sono in possesso di :
Laurea del vecchio ordinamento
Laurea specialistica
Lauree straniere
Laureandi entro la fine del Corso

Nella domanda il candidato deve dichiarare :
cognome ,nome ,luogo e data di nascita
cittadinanza
residenza
autocertificazione di non avere carichi pendenti
domicilio, numero di telefono,numero di cellulare,indirizzo di posta elettronica . Gli eventuali cambiamenti devono essere portati subito a conoscenza della segreteria scientifica del Corso.

Art.7 Termini per la presentazione della domanda di iscrizione :
la domanda deve essere presentata entro giorno 23 febbraio 2006

Art.8 Quota di iscrizione
La quota di iscrizione al CEMDAI per partecipare al Corso è di Euro 1.100,0

Art.9 Modalità di pagamento
Dopo aver sottoscritto la domanda di partecipazione il candidato concorderà con la segreteria scientifica le modalità del pagamento che verrà effettuato in due rate, la prima all’iscrizione e la seconda entro il 30 aprile.
La segreteria scientifica ha sede in Piazza Ogninella 9 a Catania, e riceve il martedì e giovedì dalle 9 alle 13. Per informazioni chiamare lo 0238596845 o i numeri 3289696845-3336202818-3389783303 o inviare mail a frlarocca@libero.it. http://www.cemdai.blogspot.com/